Ebbene sì, l'accento sul sì affermativo sta scomparendo. Se fossimo dei linguisti diremmo che si tratta di una variante che sta prendendo piede e constateremmo con distacco scientifico il fenomeno.
Ma non siamo linguisti.
Siamo grammatici, e siamo indignati.
L'accento sul sì affermativo va sempre apposto (ci sono comunque scuole che lo vorrebbero acuto, altre che lo vorrebbero grave); non solo per differenziarlo dal si (impersonale, passivante, riflessivo, come in "Si va a scuola", oppure "Paola si rovina la media", oppure "I libri si leggono troppo poco"), ma anche e soprattutto perché si tratta di una regola della lingua italiana e come tale è un dolce giogo da tenere sulla cervice.
Tre bocciati, dunque, tra i tanti che quotidianamente si incontrano:
1) Unicredit, che propone il SI senza accento nella schermata della ricevuta dopo il prelievo:
2) La ASL di Verona con il modulo per l'autocertificazione per l'idoneità al pubblico impiego:
3) La pubblicità televisiva del Tè Freddo San Benedetto, dove al gioioso volto della bambina è sovrimpresso l'orribile errore (monito della futura bocciatura anche della simpatica attrice):
Sarebbe dunque il caso che queste sedicenti grandi aziende internazionali, aziende pubbliche ed agenzie pubblicitarie scegliessero un po' meglio i loro collaboratori e soprattutto i loro revisori.
sabato 8 settembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
Il Maestro Gaetano Fiorin (Università di Verona) mi ha scritto:
Nell'ultimo post dell'Ufficio Metrico dici che il "sì" affermativo va con l'accento. E' vero, ma ti faccio notare che è una generalizzazione e non una regola (i.e., c'è solo implicazione materiale tra lo stato grammaticale del sì e la necessità di accentarlo). Infatti non spiega perchè in espressioni come "fare sì che..." il sì, non affermativo, porti l'accento. Come certamente sai la ragione è etimologica. Sospetto inoltre che la spiegazione teleologica ("si usa l'accento per distinguere il sì affermativo da altri usi del si...") possa avere conseguenze sgradevoli; è sempre consigliabile distinguere causa ed effetto, anche nel caso di discipline descrittive o normative (come la grammatica). Queste osservazioni, come è ovvio, non intaccano la validità del tuo argomento e non salvano i candidati dalla meritata bocciatura.
Caro Gae,
concordo al 100% sulla nullità dell'argomento teleologico, molto sgradevole (sic.) e pericoloso; mi è capitato di avere alunni che insistevano a scrivere dò (dal verbo dare) asserendo che fosse l'unico modo per distinguere il monosillabo dalla nota musicale "do".
Non sto a cavillare sull'opportunità del dò, ma è pessima l'argomentazione.
Quanto alla differenza tra "generalizzazione di un uso (con effetto normativo)" e "regola" non ti seguo, ce la potresti spiegare nel dettaglio?
Da ultimo, credo che il sì contenuto nell'espressione "far sì che" sia decisamente affermativo, forse originato da un "Rendere positiva l'affermazione X"; come dire "Sei sazio? Sì. Questo panino ha fatto sì che tu sia sazio".
Che ne pensi?
Ho scoperto il tuo blog: mi piace molto, lo trovo veramente interessante.
Per quanto riguarda gli esempi che riporti mi hai fatto venire in mente una vecchia lezione del mio vecchio prof. di lettere al liceo: sosteneva che il maiuscolo non vuole l'accento.
Posta un commento